Ci sono tre macrocategorie in cui finiscono tutte le prove di ogni religione, ogni teoria del complotto e un buon numero di ideologie come il nazismo. Nel seguito faró esempi soprattutto dal campo della religione, ma sono forse anche piú evidenti nelle altre categorie, se uno si prende briga di controllare.

Bugie, menzogne, inganni e spudorate falsitá

La prima e piú ovvia sono le bugie, il dire cose false sapendo che siano false. È un’antica tradizione della chiesa e dei cristiani il mentire per cristo, detta anche la pia frode.

Da tali frodi derivano per cominciare numerosi scritti del nuovo e del vecchio testamento. Almeno uno se non due “pseudoisaia” si sono aggiunti a quello iniziale, spacciando la loro opera per parte di quella originaria.
Delle lettere attribuite a paolo forse solo la metá é almeno dello stesso autore (come sapere chi fosse non ci é dato, e solo in base a questo le si dice autentiche), mentre l’altra metá é o dubbia o considerata sicuramente di altro autore. Un falso. Il termine tecnico é “pseudoepigrafe”, si riferisce al fatto che l’autore non é davvero chi si professa, ma il testo é poi effettivamente antico, proveniente dalla tradizione cristiana… ma all’epoca in cui fu scritto, senza se e senza ma era nient’altro che un falso.

Una menzogna, da quasi due millenni nel testo sacro. Poi tra i mentitori per gesú c’erano anche gli autori di farse storiche come la corrispondenza tra Paolo e Seneca e l’interminabile lista di falsi non-canonizzati riportata in due libri di bart ehrman “forged” e “forgery and counterforgery”. Era uso comune insomma falsificare testi che dessero ragione alla propria scuola teologica.

Il fenomeno si é verificato tal quale anche nell’islam. Si trovano per cominciare varianti del corano (rivelate dal manoscritto di Sanaa) che potrebbero peró anche essere effetti del passaparola, ma ne parliamo piú avanti di quello. E dopo Uthman Ibn Affan visto il rotolio di teste a metterci mano, che il califfo tanto aveva faticato per avere un’edizione unica, la foga dei falsificatori si é concentrata nella produzione di falsi “hadith”, detti del profeta. Questo lo riconoscono anche i cosiddetti “sapienti” o mufti che spesso sono assai critici di chi questi detti li ha inventati.

Oggi le cose non sono minimamente cambiate: abbiamo santoni che copiano le visioni gli uni dagli altri (francesco forgione noto in arte come padre pio ne e’ un esempio), condivisione ossessiva di bufale e pseudoscienza anche se si sanno essere false “perché manda il messaggio giusto” e orde di truffatori che allungano gambe e promettono di guarire ogni sorta di cose.

Errori, fallacie, bias e dogmatismo

Poi abbiamo gli onesti errori. “Oonesti” nel senso che la persona che li compie non sembra sapere siano errori e quindi mancare della deliberata intenzione di ingannare qualcuno. Ma rispecchiano spesso una profonda mancanza di onestá intellettuale, di amore per la veritá o anche solo interesse per l’accuratezza.

La lista degli errori é ovviamente interminabile e sono sicuro a questo punto di poter dire che ogni singola fallacia logica sia a un certo punto stata usata per costruire una prova dell’esistenza di dio.

Il piú evidente di questi errori é esaltato spesso a virtú: la fede.

Anche davanti a prove contrarie chiudere gli occhi e rimettersi alla credenza, magari invocando un cliché stoppa-pensieri come “dio é piú sciente”, “le vie del signore sono infinite” e altre frasi fatte di nessun contenuto informativo o rilevanza argomentativa.
E anche in completa assenza di prove a supporto, prendere tutto per buono, “lo dice la bibbia” da affermazione quindi diventa prova.

La fede, insomma, é questo, niente altro che una fallacia di argumentum ad verecundiam. Lo dice X quindi é vero.

Ovviamente va sottolineato che il testo sacro non dice di per se gran che. Ogni testo puó essere frainteso fino a fargli dire il contrario di quel che c’é scritto e le acrobazie interpretative dei retori con la tonaca spesso riescono in questo scopo, per chi ha fede in loro. E questo va chiarito: se il testo dice “bianco”, il prete/sapiente/geraca “nero” e tu credi “nero”, la fede ce l’hai nel prete. Il testo diventa solo una distrazione, un prop teatrale, una pezza d’appoggio.
Quindi all’errore dell’uso della fede si aggiunge quello di non capire a chi la si sta davvero dando, la fede.

In questa categoria rientra pure ogni singolo argomento filosofico per l’esistenza di dio… se assumiamo per pura magnanimitá l’onestá del proponente. E molto spesso sarebbe il caso di non farlo, alcuni “filosofi” come William Lane Craig dicono chiaramente di non considerare essi stessi convincenti le loro argomentazioni e a giudicare dalla loro carriera é davvero difficile pensare che possano commettere onestamente i banali errori contenuti in quelle argomentazioni.

Dicerie, leggende e gioco del telefono

Questa é forse la cosa piú educativa che mi sia mai capitato di fare alle elementari, il gioco del telefono.
Metti i bambini in fila, fai sussurrare qualcosa al primo, quello lo ripete al successivo e… oh spiegarlo é una pizza, guardatevelo in video invece

Questo succede nel corso di 10 minuti, ma ci sono esempi anche storici, come in “Morte di un Peregrino” di Luciano di Samostata, proprio del periodo e della cultura in cui si sarebbero trasmesse le storielle su gesú finite poi nella bibbia: la palestina dopo la distruzione del tempio di gerusalemme. Nell’arco di una camminata e con un cadavere ancora bruciante da qualche parte, giá c’era chi spergiurava di averlo visto assieme a un avvoltoio… che Luciano di Samostata s’era inventato per prendere in giro i gonzi poco prima. Ma la leggenda ormai quello scherzo l’aveva preso sul serio.

Molte affermazioni miracolistiche rientrano in questo caso. Qualche monaco sopravvissuto a hiroshima con ferite e un bell’avvelenamento (che puó causare cancro ma non é detto lo faccia), diventa nel passaparola ogni prete miracolosamente illeso e immune alle radiazioni che manco Bruce Banner. No, il debunk non lo faccio, lo trovate qui. Una candela nel vento che passa tra le dita di Bernadette diventa un cero ardente sotto il palmo bello fisso.

L’evoluzione del sentito dire oggi ce l’abbiamo davanti agli occhi nei social, con le bufale che si modificano passando di mano in mano, insomma, da lercio al tg1 il passo é diventato breve. Cosí abbiamo visto nascere QAnon. Partito da un account troll su un sitarello sconosciuto del web, 4chan, pubblicando aforismi nostradameschi e spingendo una surreale teoria del complotto secondo cui trump avrebbe guidato potenze angeliche a una guerra contro una cabala di satanici demoni che si nutrirebbero di “adenocromo” per restare giovani dei corrotti partiti avversari. Passa avanti qualche anno e ti ritrovi un tizio con un cappello cornuto chiamato “lo shamando di Q” che viene accompagnato dai poliziotti verso il senato durante un tentato colpo di stato di trump. Si, sul serio.

Non esiste, in sostanza, un tempo “troppo breve” per lo sviluppo di una leggenda né tantomeno una leggenda troppo assurda per essere creduta dai creduloni.

Questo punto specialmente nella religione é cosí dolente da venire negato con la piú assoluta insistenza quando presentato e passato sotto completo silenzio quando sono loro a parlare. Ci sono due esempi primari di risposta.

La risposta “le culture orali avevano una memoria migliore” é semplice delirio. Nel gioco del telefono la memoria non é il problema, é la ricostruzione dell’informazione a esserlo. Noi ricordiamo solo i dettagli essenziali di una narrazione o frase e ricostruiamo in “parole nostre” quanto raccontiamo. Questo vale tanto nelle culture che hanno una scrittura che quelle che non l’hanno. E a ogni ricostruzione e ricordo ci sono mutazioni che poi si possono amplificare fino a sostituire interamente il messaggio iniziale. Questo anche se la singola persona ricorda esattamente le cose come se le avesse sentite mezzo minuto prima. E per singole frasi. Figurarsi per un volumetto di storie. La capacitá mnemonica quindi in questo non ha la minima rilevanza.

L’altra risposta é lo special pleading, l’appellarsi a una sorta di “tradizione sacra” trattata in maniera speciale e per questo specialmente protetta dalla comunitá che la tramanda. Facendo addirittura attenzione alle singole parole. Ora, ci sono limitate evidenze che una cosa simile possa funzionare per periodi relativamente lunghi ma solo ed esclusivamente per le filastrocche. Il termine tecnico sarebbe tradizioni “formulaiche”, ma parliamo di testi relativamente brevi, per lo piú con una metrica prestabilita, in rima. Insomma come le canzoni della nostra infanzia, facilissimo notare una stonatura appena si cambia una singola sillaba al loro interno.
Questo ovviamente non presta il minimo supporto a chi invece vuole applicare questa idea di “tradizione sacra” a un intero corpus di storie non strutturate, non in rima e non in metrica. La cosa diventa ancora piú ovvia se guardiamo ai vangeli o agli hadith.

Nel caso dei vangeli, gli stessi vangeli si copiano a vicenda. gLuca e gMatteo copiano gMarco. Ah, i nomi sono convenzionali, i testi sono anonimi, per questo le g davanti, e’ un termine tecnico non un nome di persona. Ma anche nella copia spesso e volentieri ci sono variazioni. Eventi quindi che gLuca conoscerebbe solo tramite gMarco (e lo sappiamo perché ne copia le parole) si trovano aggiunti dei dettagli. Se la “tradizione sacra” avesse protetto i testi, o gMarco non avrebbe mancato il dettaglio, o gLuca non avrebbe potuto aggiungerlo, perché ogni lettore l’avrebbe scartato per l’ovvia falsificazione. Se gLuca e gMatteo hanno potuto distorcere il messaggio marciano ai loro fini teologici é proprio perché questa leggendaria tradizione sacra non é mai esistita e solo di gioco del telefono si puó parlare, nella trasmissione delle storielle su gesú.

Nel caso degli hadith, la cosa si fa tragicomica. Un hadith “medio” si presenta cosí: “tizio disse che caio sentenzió che sempronio affermó che maometto profetizzó questo, quello e mariastella”.
E il trascrittore degli hadith valuta dopo secoli dalla supposta origine dell’hadith la reputazione e memoria di tizio, caio e sempronio! E se sono persone con chiara fama di buona memoria e reputazione, allora diventa verosimile che questo ultimo passaggio di un esplicito gioco del telefono sia affidabile. Come se la presenza stessa di caio e sempronio non fossero anche esse soggette a mutazione come tutto il resto.

Falsitá, falsitá, solo falsitá

Ed eccoci qui, una disamina completa dei fondamenti di ogni religione, per quanto si puó fare in meno di 2000 parole. Cosa hanno in comune? Che una ricerca sistematica della veritá é l’antidoto a tutte. Avanzare con cura, misurando il proprio giudizio col metro delle evidenze, soppesandolo con scetticismo, passandolo sotto il microscopio della logica e ai raggi x delle scienze, in altre parole esaminando con spirito critico ogni asserzione e astenendosi dal farla senza sufficienti motivazioni. Cosí si evitano tutte e tre queste tipologie di falsitá. Cosí si tiene la propria testa al sicuro da chi, con bugie, errori e dicerie vorrebbe farti credere cose assurde per poi farti fare cose ingiuste e atroci.

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