Quanto sto per raccontarvi è un fatto vero, successo a un ragazzo che ci segue: Tommaso.

Tommaso è un ateo militante ed è un lavoratore dipendente.

A Tommaso non interessa se i credenti professano il loro credo. Tommaso non è interessato a impedir loro di credere e di praticare i loro sciocchi riti magici.

Ma Tommaso mi scrive di aver subito un’ingiustizia grave, molto grave.

Che cosa è successo a Tommaso?

Semplice: è stato costretto a partecipare a una messa sul posto di lavoro durante l’orario di lavoro, anche se, a onor del vero, non è stato “costretto” ma gli è stato CALDAMENTE CONSIGLIATO.

Ma che cosa vuol dire che gli è stato “caldamente consigliato”?

Faccio un breve riepilogo per una migliore contestualizzazione.

Un anno e rotti fa un collega di Tommaso, un giovane di poco più di 20 anni, è morto tragicamente in un incidente. Questo collega era molto apprezzato e rispettato da Tommaso, ed è inutile spiegare come questo lo abbia profondamente colpito. Infatti Tommaso è andato fuori dalla chiesa a portare il suo rispetto e la sua vicinanza alla famiglia, che è legata a lui da un rapporto di conoscenza.

Quest’anno l’azienda per cui Tommaso lavora ha deciso di far celebrare una messa per ricordare questo collega, all’interno dell’azienda stessa e con la presenza di chi lo desidera.

Peccato che quanto scritto non corrispondesse alla volontà della direzione. Per cui Tommaso si è trovato a dover fare i conti con la cruda realtà: i cristiani sono sempre delle merde quando si tratta di manifestare pubblicamente il loro credo.

Inizialmente Tommaso è stato avvicinato dall’aiuto responsabile del reparto, che ha provato a convincerlo a partecipare alla messa. “E una celebrazione per ricordare la sua memoria”, ha affermato il giovane aiuto responsabile.

Tommaso gli ha fatto notare che non è una funzione laica e che lui è un ateo militante e non partecipa alle funzioni religiose, perciò non è corretto chiedergli di essere presente.

Il giovane aiuto responsabile ha giocato la carta del senso di colpa: “Fa’ quello che vuoi. Io non ti posso imporre niente. Ma se non partecipi è solo perché non vuoi portare rispetto al morto”.

A quel punto Tommaso si è reso conto che qualcosa non andava. La discussione è proseguita per un po’ e alla fine Tommaso ha capito l’antifona, cioè la semplice discriminazione per chi non crede.

Discriminazione verso quegli atei che non si comportano da bravi atei.

Prima di proseguire, è il caso di ricordare cosa sono i “bravi atei” per il pensiero bigotto.

Il bravo ateo è colui che, pur non credendo, partecipa alle funzioni restando in disparte e in silenzio.

SENZA ROMPERE IL CAZZO E SOTTOMETTENDOSI ALLA RELIGIONE DOMINANTE.

E dioporco siamo sempre qui: la loro “verità” di ‘stocazzo marcio vale più delle persone, vale più del rispetto verso gli altri e, per chi non crede, vale più del rispetto verso sé stessi.

Ma andiamo avanti.

Alla fine sono rimasti d’accordo che Tommaso non aveva intenzione di sentirsi costretto a partecipare a una cazzo di messa e il giovane aiuto responsabile ha abbozzato, forse perfino ha capito la posizione di Tommaso e non ha insistito oltre.

Purtroppo non è finita qui, perché il giovane aiuto responsabile ha fatto presente che Tommaso è tra quelli che non parteciperanno alla FUNZIONE RELIGIOSA. Quindi il direttore ha deciso di prendere in mano la questione e di schiaffarla su per il culo al nostro Tommaso. Infatti questa la sensazione che Tommaso afferma di aver provato: essere stato violentato psicologicamente.

Arriviamo ora al punto peggiore.

Tommaso stava lavorando, concentrato sulle sue incombenze, quando improvvisamente gli è sbucata una persona da dietro. Neanche il tempo di capire chi fosse, e Tommaso si è sentito dire:

“Non provare a metterCi in imbarazzo”.

Tommaso ha messo a fuoco il tutto e ha chiesto: “Che vuol dire che non vi devo mettere in imbarazzo?”.

“Tu devi partecipare alla commemorazione”.

Tommaso ha fatto notare che lui è ateo e come tale non partecipa alle funzioni religiose ma…

“È una commemorazione”.

Allora Tommaso ha obiettato che è una MESSA e ha ripetuto che lui è ateo dichiarato da tempo e che non si può pretendere la sua partecipazione.

“Siamo lì a ricordare un collega morto, ci sarà anche una messa ma è un fatto secondario”.

Tommaso ha osservato che, se volevano la partecipazione di tutti, allora potevano fare una commemorazione laica.

“Che ti frega se c’è la messa? Devi partecipare alle commemorazione”.

Tommaso ha prova a spiegare che non sarebbe coerente con sé stesso e che non gli si può imporre una funzione religiosa.

“Ricorda che siamo tutti costantemente giudicati dagli altri”.

Tommaso ha chiesto che cosa significasse quest’affermazione.

“Puoi anche fare come credi, ma sappi che poi, come uomo e non come direttore, ti giudicherò come persona”.

Qui Tommaso si è incazza, e pure tanto, e ha fatto notare che questo non è giusto: lui è ateo, cazzo!

Ha anche spiegato perché non sarebbe corretto per lui presenziare a una funzione religiosa, poiché non sarebbe coerente con la sua persona, ma ancora una volta…

“Mica devi pregare e fare la comunione. Basta che te ne stai in fondo in silenzio. Se fossimo in India o altrove io farei lo stesso: me ne starei in un angolo e RISPETTEREI la religione dominante”

Tommaso ha continuato a provare a spiegare che è un’assurdità, ma il direttore…

“Fa’ come vuoi, ma poi non ti lamentare se verrai giudicato come persona”.

Dopodiché ha preso ed è andato a va via, chiudendo la discussione con un gran bel dito in culo a Tommaso.

Questa discussione, mi spiega Tommaso, è avvenutala sera prima della messa di commemorazione e lui ha dovuto valutare velocemente il da farsi.

Tommaso è padre e vive in una zona che si sta svuotando dalle aziende, quindi il lavoro è difficile da trovare. Tommaso ha anche un mutuo e non può permettersi di lasciare il lavoro così, su due piedi, eppure è tanto tentato di farlo lo stesso.

Alla fine Tommaso ha “scelto” di partecipare, dal fondo, a questa cretinata, che oltretutto viola diverse norme di sicurezza, anche per la presenza di estranei sul luogo di lavoro.

A distanza di diversi giorni, il nostro Tommaso continua sentirsi violato nella sua libertà e nella sua identità di ateo. Tommaso prova rabbia e rancore anche perché, dulcis in fundo, il direttore ha avuto una splendida idea quando lo ha visto in fondo.

Questo tizio è andato da Tommaso senza dire una parola e gli ha accarezzato PATERNAMENTE LA GUANCIA. Tommaso non ha 20 anni e neanche 30. Tommaso ha passato la quarantina e si è sentito umiliato una seconda volta.

Possiamo ricavare una morale da questa storia?

No, non possiamo. Perché qui di morale non c’è un cazzo ma proprio un bel cazzo di niente.

A parte la solita storia del cristianesimo che deve sempre imporsi con la violenza, con il ricatto sugli altri, altrimenti gli altri saranno perseguitati “come persone”.

Ma la domanda che mi sorge spontanea è la seguente:

QUESTA, SECONDO VOI, NON È GIÀ UNA PERSECUZIONE BELLA E BUONA?

Io non me la sento di giudicare Tommaso, che alla fin fine di scelta non ne aveva veramente.

Ma giudico aspramente questo genere di bastardi per quello che sono: viscidi credenti che, pur di dimostrare quanto siano forti, non si preoccupano delle conseguenze sugli altri, fottendosene ampiamente del rispetto verso chi non ha il loro stesso credo, per poi fare le vittimine di ‘stocazzo perché sono stati perseguitati religiosamente dai romani.

No, esimie teste di cazzo, non è che, siccome lo hanno fatto a voi, allora voi siete giustificati nel farlo agli altri. Non avete una verità assoluta da imporre con la razionalità o la ragionevolezza.

Voi, cari cercopitechi, siete la feccia dell’umanità, siete coloro che vanno disprezzati e messi in disparte a spalare merda dalla mattina alla sera.

Altro che insegnare alle giovani menti che

“una preghierina a scuola non fa di certo male”.

Altro che prendersi cura degli ammalati gestendo perfino gli ospedali.

O dirigendo le aziende dove alla fine, se non sei un credente o non sei almeno un bravo ateo, allora non vali un cazzo e puoi stare in fondo: in fondo sì, ma alla scala sociale.

È questo il Paese che ci meritiamo? È questo il mondo che vogliamo lasciare alle generazioni future?

Perché – intendiamoci – la gente figlia lo stesso e i bambini che son costretti a venire al mondo NON meritano questa merda. Non la merita nessuno.

Di konkilhai

Chi sono e che cosa faccio? Queste domande me le pongo spesso da quando ho iniziato, per gioco, a produrre qualche contenuto su YouTube. Alla prima domanda è facile rispondere: sono un ignorante consapevole di esserlo e quindi sono alla costante ricerca di cose nuove da imparare, per ampliare le mio conoscenze e poter essere un po' meno ignorante. Definirmi ateo, nonostante non sia sbagliato, mi sembra riduttivo. Preferisco definirmi uno scettico che prova a essere razionale. La risposta alla seconda domanda non è chiara nemmeno a me. Però posso sicuramente dire che cosa NON faccio. Non faccio divulgazione scientifica. Non faccio fine satira sulle castronerie religiose. Non faccio video di gattini divertenti. Non faccio resoconti di attualità. Non faccio tutorial di vario genere. Allora che cosa faccio? Espongo le mie opinioni, semplicemente. Opinioni basate su dati di fatto o su ragionamenti il più possibile razionali. Dal basso della mia ignoranza non ho altro da offrire se non questo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *